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"Un estraneo al mio fianco" di Ann Rule - Recensione libro

Ciao lettori!

Oggi vi recensisco il libro/documentario di Ann Rule "Un estraneo al mio fianco".
Titolo: Un estraneo al mio fianco
Autore: Ann Rule
Editore: Tea
Prezzo libro: 15,00€
Trama: 
Questa è la storia di un assassino spietato, affascinante e carismatico, che a un certo momento della sua esistenza ha iniziato a uccidere e ha continuato a farlo per diversi anni, senza lasciare la minima traccia e tenendo sotto pressione la polizia degli Stati Uniti. Questa è anche la storia di una donna intelligente che, per professione, ha scelto di raccontare il dramma di chi ha avuto un'unica colpa: incontrare sulla propria strada un assassino. È la storia di un killer e della donna che ha capito, all'improvviso, di conoscere quel killer, di essere stata sua amica per molti anni e di avere avuto, per tutto quel tempo, "un estraneo al suo fianco".

Recensione: 
Avete mai sentito parlare di Ted Bundy? 
Sono laureata in criminologia e psicologia e sono appassionata alle storie sugli omicidi, soprattutto sui serial killer. 
Tempo fa mi è capitato di vedere in tv un documentario ben fatto (purtroppo non ricordo il titolo) su Ted Bundy e mi ha interessata davvero molto. 
Che dire? Era bello, davvero bello. 
Mi avrebbe fregata così come ha fregato la maggior parte delle sue vittime. 
Un bel ragazzo, sorridente, giovane, con quei bellissimi occhi azzurri che ti sorride e ti chiede di aiutarlo a portare la valigetta in macchina perchè ha il braccio ingessato.. bè ripensandoci e conoscendomi avrei detto di no. 
Ma stiamo parlando di un periodo in cui non esisteva il DNA, le indagini erano poco sviluppate, c'era addirittura una legge che autorizzava l'autostop, era normale farsi dare un passaggio da uno sconosciuto a qualsiasi ora del giorno e della notte o acconsentire ad una richiesta del genere da parte di un coetaneo, uno studente come te che si aggira nel tuo stesso campus universitario. 
Poi se capita in un momento in cui sei triste, hai appena ricevuto una batosta, sei in pensiero per un'amica, ti ha appena lasciato il fidanzato.. sei così vulnerabile che accetterai. 
Questo è quello che faceva Ted Bundy: si presentava con un braccio o una gamba ingessati, camminava con le stampelle, o si fingeva poliziotto. 
Si avvicinava, ti sorrideva e ti diceva "Scusami, mi aiuteresti a caricare la mia barca a vela in macchina? Con questo braccio proprio non ce la faccio.." e così via. 
Non si è riusciti a scoprire il numero esatto delle sue vittime, in quanto Ted ha confessato solo qualche giorno prima di finire sulla sedia elettrica. 

E' un libro interessante, scritto nel periodo in cui Ted Bundy non aveva ancora un nome.
Eh si, perchè Ann Rule, che all'epoca si guadagnava da vivere scrivendo articoli su vari omicidi dell'epoca, aveva appena ricevuto la commissione di un libro sulla serie infinita di sparizioni di giovani ragazze, alte 1,60 per 54 kg circa, con i capelli castani e la riga in mezzo, che stava accadendo proprio in quegli anni. 
Proprio a mano a mano che Ann scriveva il libro le indagini andavano avanti, fino ad arrivare a trovare finalmente un colpevole: Ted Bundy. 
Una persona che Ann conosceva da tanti anni, e che considerava un amico. 

Devo ammettere che quando ho letto che erano amici da 10 anni ho creduto che fosse un'amicizia molto più stretta.
Ci sono stati anni e anni in cui si sono proprio persi di vista, e anni in cui si sono incontrati solo una volta per caso o si sono sentiti con una sola telefonata. 

Però, certo, lo conosceva.

Durante la lettura del libro, soprattutto nella parte in cui si racconta dei vari processi in tribunale, se non avessi già saputo che era colpevole, avrei sperato davvero che fosse innocente, che si salvasse.
Mentre accadeva tutto ciò che Ann scrive l'America non sapeva se Ted fosse colpevole o meno, era semplicemente un tizio, che somigliava all'identikit, e che era stato arrestato praticamente per caso.
In un'indagine del genere al giorno d'oggi credo che sarebbe stato arrestato dopo davvero pochi omicidi, ma all'epoca non c'era il DNA, non c'erano cellulari, telecamere di sicurezza, la scientifica non era come quella di oggi, non c'era un database ben strutturato delle impronte digitali.. e come avrebbe potuto esserci se non c'erano ancora i computer?
Avete idea di cosa possa voler dire confrontare 2 impronte ad occhio nudo?!
Solo per questo lui l'ha fatta franca.
Leggendo il racconto dei processi in tribunale devo dire che l'accusa non aveva praticamente niente contro di lui.
Solo indizi. Non prove.
C'era qualche vittima che si era miracolosamente salvata, ma la cui testimonianza era poco attendibile perchè erano state aggredite al buio o le erano state mostrate foto di Ted facendo domande sbagliate, che possono indurre la tua memoria a credere il falso e a confondere.
Ripeto, non c'era DNA quindi capelli, sangue, liquidi di vario genere trovati sulle scene del crimine.. tutto sprecato!
L'unica cosa che c'era, e che credo sia stata usata per la prima volta o quasi in un processo era l'impronta di un morso che l'assassino aveva lasciato su una delle vittime: il confronto con i denti di Ted lo inchiodava, a causa di un dente scheggiato.

Quello che mi colpisce di questo caso è che Ted Bundy è il "serial killer": qualche problema nell'infanzia che lo ha fatto sentire tradito, la ragazza di cui era innamorato, con i capelli castani e la riga in mezzo che lo ha lasciato perchè non era abbastanza per lei, e un impulso irrefrenabile a far male, spaventare, picchiare, uccidere.
Sempre lo stesso tipo di approccio, lo stesso modus operandi nell'uccidere le vittime.
Il bisogno e la bravura, perchè no, nel tenere in piedi una doppia vita.
Nessuno lo avrebbe mai sospettato: era uno studente modello, laureato in psicologia, studiava legge, aveva lavorato nella campagna elettorale di non mi ricordo chi, lavorava ad una sorta di "telefono amico" (dove ha conosciuto Ann Rule) nel quale parlando al telefono con persone che volevano suicidarsi sicuramente ne ha salvate molte, aveva sempre lavorato per pagarsi gli studi, era fidanzato da anni con una ragazza madre..
Tutto questo è ciò che lo rende un caso davvero interessante, da manuale.

Mettiamoci pure il fatto che è evaso, in maniera sorprendente per ben 2 volte, riuscendo a rifarsi una vita sotto un altro nome prima di tornare ad uccidere di nuovo.
Tutto lo stato lo cercava e lui era chissà dove.
Davvero avvincente.

Però qualcosa non mi ha convinta di Ann Rule.
Ted era informato fin dall'inizio, quando non era ancora sospettato, che Ann stava scrivendo questo libro.
Spesso è stato lui a rivolgersi a lei, quando iniziava a circolare il suo nome, a confidarsi con lei e a chiederle aiuto, e di certo lei ha solo proseguito con il suo libro come doveva fare da contratto, scrivendo quello che succedeva.
E' stata anche molto generosa con lui perchè gli ha mandato molti soldi negli anni in cui è stato in carcere, in modo da farlo stare meglio, anche perchè fino ad un certo punto non credeva ancora del tutto che lui fosse colpevole.
Però soprattutto negli ultimi anni, in cui lui tentava invano di far rimandare l'incontro con la sedia elettrica, si difendeva da solo in tribunale, studiava legge per trovare un appiglio ecc, Ann Rule mi è sembrata più interessata al libro che ad aiutare un amico.
Non lo so, magari è una sensazione che ho avuto, però mi ha dato quest'impressione.
E ovviamente non so cosa avrei fatto al suo posto.
Comunque è stato molto bello, inoltre ho trovato anche altri libri di Ann Rule, dello stesso genere ma che non l'hanno coinvolta così tanto in prima persona e conto di leggermeli prossimamente.
Se siete incuriositi dalla mente di un serial killer vi consiglio di leggerlo, anche se mi dispiace che a causa delle indagini così arretrate alla fine si sia saputo così poco della verità. Vi faccio un esempio: la maggior parte delle vittime non sono state ritrovate.
Qualche giorno prima di morire Ted Bundy inizia a parlare, e racconta dove si trovano i corpi di alcune vittime.
Ma non si poteva andare subito a controllare perchè in quel periodo c'erano 2 metri di neve.
Ma come fai a non rimandare la sua morte ora che ti sta fornendo questi dettagli?
Ci sono famiglie che ancora oggi non sanno dove si trovano queste ragazze!

Inoltre sono del parere che non doveva finire in carcere né venire giustiziato.
Il suo posto era in un ospedale psichiatrico, tenuto sempre sotto stretto controllo vista la sua furbizia nelle evasioni, ma con persone in grado di comprendere il perché.
Inoltre era laureato in psicologia e aveva una sua teoria sugli omicidi seriali, era disponibile ad aiutare la polizia in casi simili come consulente.
Insomma, come ha scritto la stessa Ann Rule, probabilmente poteva essere utile sotto molti aspetti, lasciarlo in vita e cercare di conoscere meglio la vicenda.
Inoltre gli sono stati attribuiti solo una trentina di casi e quando lui ha detto "aggiungete una cifra e avrete il numero giusto" la gente ancora si chiede se il numero potesse essere intorno ai 100 o addirittura 300 omicidi.
Non fatico a credere che fosse possibile.
Insomma, leggetelo se vi capita!

Qualche parola sull'autrice: 
Ann Rule è stata una scrittrice statunitense. Ha lavorato nel dipartimento di polizia di Seattle, dove risiedeva.
Ha scritto molti articoli sugli omicidi che accadevano all'epoca, fino ad arrivare a "Un estraneo al mio fianco". 
Ha conosciuto intimamente Ted Bundy. E' morta nel 2015. 






                                     Voto: 5/6
A presto!!

Commenti

  1. Io penso che l'autrice non sia riuscita a raccontare i passaggi che hanno portato questa persona verso quei brutali omicidi, lei ne parla come se lui da un momento all'altro avesse iniziato ad uccidere ma secondo me non è mai così. Pensando alla triade di mcdonald immagino che avesse iniziato ad uccidere animali o che soffrisse di enuresi o gli piacesse appiccare incendi o comunque che ci fosse qualche segnale del disagio di questo ragazzo. Se c'era lei non ne ha parlato. D'altra parte ha intitolato il libro:"un estraneo al mio fianco"che già fa capire che lei non è mai riuscita a sclfire la superficie entrando in contatto con la parte buia di questa persona.

    Ci sono delle carenze anche nella parte sull'infanzia, sarebbe stato interessante capire il modo in cui sua madre lo trattava e altre cose che avrebbero potuto spiegare l'assenza di empatia in questa persona. L?autrice invece non tocca l'argomento e sembra ignorare persino che alle medie lui soffriva di un problema del linguaggio e che veniva bullizzato. Lei non ne parla perché si è fatta intortare dalle "rivisitazioni"della propria storia fatte da Ted che magari voleva dare un immagine non reale della sua vita e che aveva idealizzato la sua infanzia.Quindi a mio avviso manca ciò che mi piace in queste storie e cioè la possibilità di farmi un'idea di come una persona arrivi a compiere certi atti orribili. Capire cioè come funziona quella persona e le spinte che la animano.

    Poi secondo me la sua immagine si è mitizzata, per esempio lo definiscono brillante quando nelle medie e nelle superiore aveva solo B, che è un voto buono ma non eccelso. All'università aveva molte A ma anch'io avevo molti 30 senza essere particolarmente dotata, per me essere brillanti è qualcosa di diverso. Per esempio sapere applicare quanto studiato per scoprire qualcosa di nuovo o avere intuizioni originali o comunque portare avanti la disciplina di studio. Lui era solo un buono studente. Furbo e manipolatore quanto si vuole ma non diverso da centinaia di altri studenti che si applicavano. In questo senso credo che si sia un po' ingigantite le sue capacità per farlo aderire meglio ad uno stereotipo.

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